Trump non mi piace e vi spiego perché

Trump non mi piace, non posso farci nulla. Rispetto ovviamente il fatto che sia stato eletto democraticamente e abbia diritto di governare. Ok, è la democrazia, bellezza! Ma democrazia non è sempre sinonimo di perfezione (semmai più spesso di male minore) e l’elezione di Trump mi inquieta molto.

In Italia (e nel mondo) non mancano certamente gli ammiratori del neo POTUS. Alcuni lo ammirano per pochezza, intellettuale e d’animo, motivo per cui è facile rispecchiarsi in The Donald. Altri commentatori, più attenti, più competenti, ne ammirano consapevolmente la svolta politica. Ascoltandone le analisi emerge un concetto preponderante: d’ora in avanti non saranno i valori a contare, ma gli interessi, per cui tutto è negoziabile e si può negoziare potenzialmente con chiunque.

Bene, sono d’accordo con questa analisi ed è proprio questo uno dei punti fondamentali che non amo della nuova politica americana. E’ ovvio che la politica sia anche fatta di interessi, nessuno è abbastanza ingenuo da non saperlo o far finta che non sia così. Ma il compito della guida politica dovrebbe essere altro, lo sguardo verso il futuro che offre non può e non deve essere meramente pragmatico ed interessato.

L’America migliore rimarrà quella dei discorsi di sogni e speranza dei fratelli Kennedy o quella delle marce sui diritti civili  e francamente fatico molto ad abituarmi all’idea che gli Stati Uniti siano adesso in mano a tanta pochezza d’animo.

Peraltro vorrei evidenziare ai “neo-trumpioti” di casa nostra, specie quelli che sperano di imitarne le gesta, che in un ottica di mero interesse e contrattazione si vale per ciò che si è in grado di mettere nel piatto. Questo esclude di fatto un gran parte del mondo dal contare qualcosa, Italia per prima.

Aggiungo che trattare potenzialmente con tutti avrebbe significato in passato farlo anche con la Germania di Hitler…tanto per fare un esempio…e che l’indebolimento del sistema NATO di difesa penalizza prima di tutti quegli stati che nel tempo hanno investito meno in quel settore, affidandosi spesso alla tutela atlantica (checché se ne dica con la polemica per gli F 35, l’Italia è una di questi).

Non amo Trump perché la sua politica si sta mostrando per quel che aveva preannunciato: un mix di demagogia verso il basso e marchette verso l’alto (lo dico a coloro che sostenevano che una volta eletto sarebbe stato più accorto nell’agire).

Nei primi giorni, mentre varava il blocco temporaneo all’ingresso di America delle persone provenienti da sette Stati, spacciandolo come provvedimento anti terrorismo (dimenticandosi però di inserire nella lista Emirati Arabi e Arabia Saudita, tanto per citare due paesi da cui sono giunti in America numerosi terroristi, fra cui quelli del 2001) , pagava il debito verso le lobbie del petrolio autorizzando quattro oleodotti precedentemente bloccati da Obama e ridimensionava i fondi per l’aborto, pagando così anche la marchetta agli extra cattolici bigotti).

In ciò gli Stati Uniti non sono oggi un briciolo più sicuri di ieri, ma certamente sono molto meno “uniti”. Se i risultati si valutano dagli effetti, per ora non un buon inizio Mr. President.

Altra cosa che mi inquieta è la lezione che la storia ci insegna: nazionalismi esasperati e protezionismo hanno da sempre fatto da fattori catalizzanti per l’avvento di conflitti. Finché siamo tutti legati, nel bene o nel male, farsi la guerra conviene poco a ciascuno.

In ogni caso, ammesso anche per un secondo che certe politiche, i muri, i blocchi, abbiano realmente effetti per la sicurezza (e non è così!), ammesso anche per un istante che la nuova politica estera di Trump sia più vantaggiosa per l’Europa o l’Italia (e non è cos’! … Trump è stato chiaro su come preferisca una Europa divisa; certo che lui da americano preferisca tanti mercati divisi rispetto ad uno unito più concorrenziale del suo ci sta…che certi geni di casa nostra gli diano ragione è francamente penoso…) credo ci siano momenti nella storia in cui occorra schierarsi per una idea superiore di bene comune che non sia quello che preme sullo stomaco e sull’istinto.

Del resto la memoria è facile da gestire…riguarda il passato e si sa che il passato non si cambia. Più complicato è accorgersi di quando è il presente a chiamare e bisogna prender posizione.

Aspettando che passi il sonno delle coscienze, preferisco ricordare l’America con l’idea che ne avevo da piccolo e con le parole che me ne hanno fatto innamorare da grande.

 

PS

se qualcuno mai avesse voglia di approfondire linko un paio di articoli specializzati:

Malevolence Tempered by Incompetence: Trump’s Horrifying Executive Order on Refugees and Visas

The US-EU Privacy Shield — Maybe Yes, Maybe No

 

 

 

 

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