
Fa sempre più parlare di se l’ipotesi di utilizzo di armi nucleari tattiche da parte russa sullo scenario ucraino. Una simulazione redatta dalla Princeton University tuttavia, evidenzia i rischi di una escalation che sfocerebbe in un conflitto strategico dagli esiti apocalittici. Uno scenario, ogni giorno sempre meno improbabile, da evitare ad ogni costo.
Sta circola molto in queste ore la simulazione che la Princeton University ha fatto sul possibile sviluppo di un conflitto nucleare strategico NATO-Russia a partire dall’uso di un singolo ordigno tattico.
Le immagini, che sembrano pari pari quelle che anni fa vedevamo nel famoso film “War Game”, sono agghiaccianti e spietate nel mostrare come nei primi 45 minuti di conflitto la stima sia di 85 milioni di vittime.
La simulazione, antecedente allo scoppio della guerra in Ucraina dello scorso febbraio, diventa oggi ancora più significativa perché, nei fatti, siamo ad un passo dal verificarsi di questo scenario: ormai da giorni si sente parlare con insistenza sui media del possibile utilizzo di armi nucleari tattiche da parte Russa, tanto che, quasi, la cosa rischia di assumere i toni dall’ordinario.
È bene quindi ribadire quale sia lo scenario più probabile al verificarsi di quella condizione e, ahimè, è quello che vedete rappresentato nel video.
Pare abbastanza evidente a chiunque che siamo ormai arrivati al punti in cui, prima ancora di dove stiano ragioni o torti, la priorità debba essere quella di evitare assolutamente il verificarsi di questo scenario.
Le opzioni si restringono quotidianamente all’aumentare del livello di escalation; ultimo gradino in termini temporali, l’annessione russa delle province orientali del territorio ucraino, coincidente peraltro con significative vittorie dell’esercito ucraino sul campo che, man mano, sta riconquistato quei stessi territori.
Di contro, l’Ucraina ha avanzato richiesta formale di annessione alla NATO, richiesta che non può essere accolta finché il paese sarà di fatto in guerra.
Da questo ulteriore aggravamento apparentemente delle relazioni, può tuttavia nascere una via d’uscita dalla crisi aperta, quantomeno per quanto riguarda la guerra in essere:
– all’Ucraina potrebbe essere prospettata la possibilità di un effettivo rapido ingresso nella NATO, a condozione che rinunci ai territori annessi dalla Russia e che accetti la fine delle ostilità.
-parimenti alla Russia potrebbe essere richiesto di accettare la presenza NATO in Ucraina quale garanzia per la salvaguardia della restante integrità territoriale per poter consolidare il controllo sulle regioni annesse.
Si creerebbe così un “confine blindaro”, come ce ne sono stati in Europa per 50 anni, in cui la reciproca deterrenza potrebbe stabilizzare la situazione.
Un accordo simile avrebbe lati negativi e positivi per entrambe le forze in campo:
– da un lato non piacerebbe all’Ucraina, costretta a cedere quasi il 15% del proprio territorio in un momento in cui, sul campo, pare essere in grado di riconquistarlo. D’altronde l’ingresso nella NATO costituirebbe una garanzia di protezione futura ed una vittoria strategia.
– dall’altro la Russia potrebbe terminare il conflitto proclamando la “vittoria” derivante dalla annessione dei territori filorussi ad est. Non sfugge, tuttavia, che la sconfitta strategica sarebbe decisamente maggiore, con l’annessione alla NATO causate dal conflitto, non solo dell’Ucraina, ma anche di Svezia e Finlandia.
Difficile che le parti accettino condizioni simili, a meno che una soluzione del genere sia fortemente spinta dalle potenze che realmente possono incidere sui due contendenti: USA e Cina.
Se non questa, si trovi una soluzione alternativa velocemente, perché il rischio di catastrofe è concreto e imminente.
Oppure regaliamo ai due contendenti una copia di War Game. Magari anche loro finiranno per capire che si stanno infilando in “uno strano gioco, in cui l’unica mossa vincente è non giocare”.