
Su Alitalia si è parlato molto, anzi è più corretto forse dire che si parla da molto. Almeno da quando, tolta l’impossibilità di sostenerla con aiuti di Stato è emersa una incapacità cronica di stare sul mercato.
Mediamente se ne parla spesso ad ogni campagna elettorale, quando diventa bandiera di questa o di quella forza politica: il salvataggio, l’acquisizione, la fusione, il fallimento…tutte opzioni a lungo discusse sui media da questo o da quel politico.
Si parla poco di dirigenza forse, si parla poco del perché, da viaggiatore medio, difficilmente riesca a trovare tariffe competitive, anche sui voli nazionali; sul perché prima di trovare un volo AZ in un portale comparativo di prezzi, sia spesso necessario arrivare alla terza o quarta pagina. Si parla poco insomma di scelte commerciali e manageriali.
Si ascolta anche poco. Soprattutto si ascoltano poco le ragioni dei lavoratori Alitalia. Recentemente, con la bocciatura del referendum, è stato fin troppo facile costruirsi l’idea di una battaglia ideologica dei sindacati che, per l’irresistibile tentazione di dire sempre no, hanno costruito un distruttivo muro contro muro con l’azienda.
Credo invece valga quantomeno la pena provare a capire cosa abbia realmente portato i dipendenti a esprimere quel NO. Magari senza condividerne le ragioni, sapere però che delle ragioni ci sono (perché nessuno mette a rischio il proprio posto di lavoro così, a cuor leggero e per intestare a se stesso una battaglia sindacale meramente ideologica).
Di seguito le parole scritte da Alessia Romagna, dipendente Alitalia, sul proprio profilo Facebook:
A chi mi conosce o a chi mi conosce poco sento il bisogno di raccontare alcuni dettagli del contratto di lavoro di un assistente di volo, il mio lavoro.
Questo prima che i mezzi di “informazione” in generale ci definiscano superbi, illusi o incoscienti e sprezzanti per avere votato NO al referendum. Un referendum in cui ci è stato chiesto di votare a favore o contro un preaccordo che avrebbe significato “l’ultima chance” di salvataggio di Alitalia, pena un nuovo, inesorabile fallimento.
Ecco dunque alcuni dati.
Si lavora spesso di notte ma si viene pagati come fossero ore diurne, senza alcuna maggiorazione.
Siamo reperibili, “di riserva”, con fasce orarie che vanno anche dalle 00,01 e spesso per 12h, con 90′ di tempo dalla eventuale chiamata per presentarci in aeroporto, il che potrebbe essere per un giorno di impiego, forse due o tre, forse in Italia, forse all’estero, forse a 14h di volo da qui…immaginate che disponibilità, che lavoro di organizzazione di fronte a tanta instabilità e incertezza, in particolare per chi ha figli o genitori anziani a cui badare.
Questa reperibilità non ci viene pagata.
Veniamo pagati invece per ora volo “schedulata”, non per ore reali di servizio, quelle sono gratis; capita spesso quindi di lavorare stando via giornate intere, tra ritardi, variazioni operative ecc. ma solo 2 o 3 o 4 ore di volo verranno retribuite. Anche una soltanto.
Abbiamo una diaria giornaliera in busta paga, per giorno impiegato, di 42 euro che ci servirà per pranzare e/o cenare e/o a fare colazione quando siamo fuori casa…
Ci viene chiesto di richiedere le ferie con 12 mesi di anticipo, che verranno comunque confermate o negate due mesi prima. Si può fare richiesta di variazione in seguito certo, ma non è garantito che verrà accettata e comunque si saprà solo all’ultimo momento.
Ci è consentito chiedere solo 10 gg di ferie nel periodo tra giugno e settembre. E la conferma ci verrà data solo a fine aprile.
I voli di posizionamento- mustgo- non sono retribuiti. Se per esempio occorre che un assistente di volo prenda servizio da Los Angeles, quel tempo di impiego fino a destinazione non è retribuito…e ci vogliono 13 h di volo per arrivare.
Non godiamo di permessi, o siamo in ferie o siamo malati. Un bel problema, anche solo se ti si rompe la macchina all’improvviso mentre vai al lavoro o hai un’urgenza in famiglia e non sei né in ferie, tantomeno malato…
Siamo sottoposti almeno una volta l’anno a visite e controlli, perché le radiazioni cosmiche possono causare tumori e tanti colleghi lo sanno bene purtroppo. Nulla è riconosciuto per questo rischio.
Non viene tenuto conto della condizione di mamme come genitore unico affidatario o con figli disabili nell’assegnazione dei voli notturni o che prevedono più giorni di impiego con soste fuori casa.
Lavoriamo nei giorni festivi pagati come fossero giorni feriali senza alcuna maggiorazione, Natale, Pasqua, domeniche … e potrei raccontare ancora.
Abbiamo la possibilità di volare a prezzi scontati è vero, con formula standby, solo se c’è posto quindi, un benefit proprio come tutti i dipendenti delle grandi Aziende. Per tutti gli altri risulta essere normale…il nostro invece, come dice il mio collega Andrea, è ritenuto un privilegio.
Nel 2014 per risanare il debito della Compagnia che ci avrebbe reso “idonei” all’alleanza col nuovo partner Ethiad, al solo personale navigante non è stata pagata la 13a mensilità ed è stato applicata una tassa/prelievo che nel mio caso è stato di 300 euro al mese per circa un anno, mai restituiti.
I nostri sono stipendi da impiegati.
A questo punto…il referendum ci chiedeva se per salvare la Compagnia saremmo stati favorevoli a votare una diminuzione dello stipendio di circa il 21% ( non l’8% come diffuso dall’informazione pubblica e dai sindacati stessi); a diminuire i riposi mensili da 10 a 7, a penalizzare economicamente i contratti part time, a diminuire ulteriormente i gg di ferie nel periodo estivo, a ridurre di un assistente di volo (quindi di un membro di equipaggio addetto alle emergenze) il numero del crew sui voli di lungo raggio, ad accettare scatti di anzianità ogni 3 anni a partire dal 2020, ad acconsentire al non rinnovo di circa 500 lavoratori di terra a tempo determinato e alla Cassa integrazione per due anni per 980 impiegati di terra.
Abbiamo detto no tremando di paura ma pieni di coraggio.
Sappiamo di avere messo la firma ad un futuro non soltanto lavorativo a dir poco incerto, ma non potevamo accettare l’umiliazione e il ricatto, persino dal Governo, con pesanti ingerenze, addirittura a votazioni ancora in corso.
Noi, incolpevoli, come tanti lavoratori in questo Paese, abbiamo già pagato.
Vi chiedo quindi di non guardare a noi con astio e antipatia.
Sentitevi piuttosto traditi ancora una volta da questo sistema politico che perdona e dimentica il cattivo operato di manager incapaci, che dopo aver fatto danni, lasciano, intascando milioni di euro per poi collocarsi altrove, impuniti.
Guardate a noi semmai con speranza, perché se migliaia di lavoratori hanno detto no ad un contratto umiliante approvato da sindacati collusi e all’ennesima prepotenza di potenti nomi della imprenditoria possono farlo tutti, in ogni realtà lavorativa; sarebbe allora il mercato del lavoro ad adeguarsi alle persone e non le persone alla legge di mercato.
Buona fortuna a tutti noi.
Questo prima che i mezzi di “informazione” in generale ci definiscano superbi, illusi o incoscienti e sprezzanti per avere votato NO al referendum. Un referendum in cui ci è stato chiesto di votare a favore o contro un preaccordo che avrebbe significato “l’ultima chance” di salvataggio di Alitalia, pena un nuovo, inesorabile fallimento.
Ecco dunque alcuni dati.
Si lavora spesso di notte ma si viene pagati come fossero ore diurne, senza alcuna maggiorazione.
Siamo reperibili, “di riserva”, con fasce orarie che vanno anche dalle 00,01 e spesso per 12h, con 90′ di tempo dalla eventuale chiamata per presentarci in aeroporto, il che potrebbe essere per un giorno di impiego, forse due o tre, forse in Italia, forse all’estero, forse a 14h di volo da qui…immaginate che disponibilità, che lavoro di organizzazione di fronte a tanta instabilità e incertezza, in particolare per chi ha figli o genitori anziani a cui badare.
Questa reperibilità non ci viene pagata.
Veniamo pagati invece per ora volo “schedulata”, non per ore reali di servizio, quelle sono gratis; capita spesso quindi di lavorare stando via giornate intere, tra ritardi, variazioni operative ecc. ma solo 2 o 3 o 4 ore di volo verranno retribuite. Anche una soltanto.
Abbiamo una diaria giornaliera in busta paga, per giorno impiegato, di 42 euro che ci servirà per pranzare e/o cenare e/o a fare colazione quando siamo fuori casa…
Ci viene chiesto di richiedere le ferie con 12 mesi di anticipo, che verranno comunque confermate o negate due mesi prima. Si può fare richiesta di variazione in seguito certo, ma non è garantito che verrà accettata e comunque si saprà solo all’ultimo momento.
Ci è consentito chiedere solo 10 gg di ferie nel periodo tra giugno e settembre. E la conferma ci verrà data solo a fine aprile.
I voli di posizionamento- mustgo- non sono retribuiti. Se per esempio occorre che un assistente di volo prenda servizio da Los Angeles, quel tempo di impiego fino a destinazione non è retribuito…e ci vogliono 13 h di volo per arrivare.
Non godiamo di permessi, o siamo in ferie o siamo malati. Un bel problema, anche solo se ti si rompe la macchina all’improvviso mentre vai al lavoro o hai un’urgenza in famiglia e non sei né in ferie, tantomeno malato…
Siamo sottoposti almeno una volta l’anno a visite e controlli, perché le radiazioni cosmiche possono causare tumori e tanti colleghi lo sanno bene purtroppo. Nulla è riconosciuto per questo rischio.
Non viene tenuto conto della condizione di mamme come genitore unico affidatario o con figli disabili nell’assegnazione dei voli notturni o che prevedono più giorni di impiego con soste fuori casa.
Lavoriamo nei giorni festivi pagati come fossero giorni feriali senza alcuna maggiorazione, Natale, Pasqua, domeniche … e potrei raccontare ancora.
Abbiamo la possibilità di volare a prezzi scontati è vero, con formula standby, solo se c’è posto quindi, un benefit proprio come tutti i dipendenti delle grandi Aziende. Per tutti gli altri risulta essere normale…il nostro invece, come dice il mio collega Andrea, è ritenuto un privilegio.
Nel 2014 per risanare il debito della Compagnia che ci avrebbe reso “idonei” all’alleanza col nuovo partner Ethiad, al solo personale navigante non è stata pagata la 13a mensilità ed è stato applicata una tassa/prelievo che nel mio caso è stato di 300 euro al mese per circa un anno, mai restituiti.
I nostri sono stipendi da impiegati.
A questo punto…il referendum ci chiedeva se per salvare la Compagnia saremmo stati favorevoli a votare una diminuzione dello stipendio di circa il 21% ( non l’8% come diffuso dall’informazione pubblica e dai sindacati stessi); a diminuire i riposi mensili da 10 a 7, a penalizzare economicamente i contratti part time, a diminuire ulteriormente i gg di ferie nel periodo estivo, a ridurre di un assistente di volo (quindi di un membro di equipaggio addetto alle emergenze) il numero del crew sui voli di lungo raggio, ad accettare scatti di anzianità ogni 3 anni a partire dal 2020, ad acconsentire al non rinnovo di circa 500 lavoratori di terra a tempo determinato e alla Cassa integrazione per due anni per 980 impiegati di terra.
Abbiamo detto no tremando di paura ma pieni di coraggio.
Sappiamo di avere messo la firma ad un futuro non soltanto lavorativo a dir poco incerto, ma non potevamo accettare l’umiliazione e il ricatto, persino dal Governo, con pesanti ingerenze, addirittura a votazioni ancora in corso.
Noi, incolpevoli, come tanti lavoratori in questo Paese, abbiamo già pagato.
Vi chiedo quindi di non guardare a noi con astio e antipatia.
Sentitevi piuttosto traditi ancora una volta da questo sistema politico che perdona e dimentica il cattivo operato di manager incapaci, che dopo aver fatto danni, lasciano, intascando milioni di euro per poi collocarsi altrove, impuniti.
Guardate a noi semmai con speranza, perché se migliaia di lavoratori hanno detto no ad un contratto umiliante approvato da sindacati collusi e all’ennesima prepotenza di potenti nomi della imprenditoria possono farlo tutti, in ogni realtà lavorativa; sarebbe allora il mercato del lavoro ad adeguarsi alle persone e non le persone alla legge di mercato.
Buona fortuna a tutti noi.
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