DI ALBERTO EVANGELISTI
Lo spread torna al centro del dibattito politico e sembra anche essere fonte di preoccupazione per il Governo. In realtà l’inizio di questa settimana ha concesso un po’ di respiro, almeno per quanto riguarda il valore del tanto agognato differenziale con i titoli tedeschi che, dopo i picchi di metà agosto che lo hanno visto sfiorare i 295 punti, è tornato stabilmente sotto il valore 280 e, nella giornata odierna, si aggira attorno ai 268 punti base.
A rassicurare i mercati è probabilmente stato l’allontanamento del rischio declassamento del debito pubblico italiano da parte dell’agenzia di rating Moody’s, che ha rinviato ad autunno la propria valutazione sul Paese.
L’attenzione sugli aspetti macroeconomici da parte della maggioranza di Governo e, più in generale, del mondo politico, resta tuttavia alta e, la maggioranza in particolare, sembra approcciare il problema in maniera decisamente disomogenea.
Da un lato gli “incendiari” come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giorgetti, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di aspettarsi un attacco speculativo dei mercati a fine estate. Si è accodato a questo il Ministaro Salvini secondo cui ci sarà un tentativo di “stroncare l’esperimento italiano” anche usando “il debito pubblico, lo spread e il declassamento delle agenzie di rating”, con quella che sembra una vera e propria excusatio non petita, ossia un evidente tentativo di mettere le mani avanti, segno che una certa preoccupazione esiste veramente.
Dall’altra i pompieri, fra cui si iscrive in primis il Presidente del Consiglio. Conte infatti, pur confermando la volontà di mantenere gli impegni politici presi, sulla questione del superamento dei vincoli di bilancio ha recentemente dichiarato al Corriere: “Andremo per gradi. La prima cosa è far capire all’Europa il significato e la portata delle nostre riforme” precisando inoltre che “Il debito pubblico è sostenibile e in ogni caso si può risanare con gradualità, ponendo attenzione alle ragioni della crescita”
Sempre fra chi intende tranquillizzare i mercati troviamo anche il Ministro dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro secondo cui: “I mercati sono preoccupati dall’instabilità” ma “ora c’è una maggioranza solida. Eventuali tempeste dei mercati non possono minacciare una democrazia sana”, assicurando inoltre che “Vareremo riforme che consentiranno di abbattere il debito pubblico e aumentare la domanda interna, sempre nel rispetto degli equilibri di bilancio. L’obiettivo è rilanciare la crescita, quindi io non temo attacchi”.
Nonostante le rassicurazioni tuttavia, restano motivi strutturali di preoccupazione.
In primo luogo l’annunciato termine entro fine anno del Quantitatative Easing da parte della BCE. La misura introdotta da Draghi nel 2105 per spingere la crescita nell’euro zona è da sempre stata ritenuta una azione straordinaria e temporanea che non sarebbe potuta durare all’infinito.
Tuttavia, l’Italia si appresta ad affrontare il ritorno al mercato senza l’elemento di sostegno introdotto della BCE con dei fondamentali non esaltanti, sia sotto il punto di vista del debito pubblico, attestato intorno al 130% del PIL e con un valore assoluto che a giugno segnava quota 2.323,3 miliardi di euro, che dal punto di vista della crescita, pur positiva con una stima di + 1,1 % nell’anno, comunque sotto il trend europeo.
Se a questo si aggiunge il costo non indifferente previsto per l’attuazione delle principali misure economiche previste nel contratto di Governo, flat tax e reddito di cittadinanza in primis, la via che dovrà percorrere il Ministro Tria per comporre una finanziaria in grado di accontentare contestualmente maggioranza di Governo e mercati, sembra oggettivamente molto stretta.
Tutto ciò fa pensare che, al netto delle vicende “balneari”, il vero banco di prova di questo Governo sarà rappresentato dalle questioni economiche, prima fra tutte l’imminente preparazione della finanziaria.